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Secondo me la questione di Mediobanca non è l'alternativa fra monistico o duale. Il ruolo storico di Mediobanca è quello di essere il contraltare della politica nel sistema, quindi il tutore del sistema privato italiano. Bisogna assicurare che Mediobanca sia effettivamente il contraltare della politica, cioè indipendente.
Quando è uscito si è portato a casa 30 milioni, è il prezzo per tenere la bocca chiusa?
È stato semplicemente applicato il contratto stipulato 6 anni prima, senza altre clausole. Il contratto diceva che in caso non fossi stato confermato nel mio ruolo, non per mia mancanza, avrei avuto un certo numero di annualità. Se però si preferisce costruire l'immagine di una persona attaccata al denaro, bisogna evitare di ricordare che quando sono arrivato ho rinunciato al 70% del mio stipendio e, qualche anno dopo, a un intero piano di stock option per darlo al mio management. Avevo anche rinunciato, a febbraio, alla prima richiesta di dimissioni, a una cifra più alta per continuare insieme a tanti altri l'esperienza di Capitalia.
Come li utilizza tutti questi soldi?
Li ho reinvestiti per creare una nuova azienda, insieme a gran parte del management di Capitalia e ad altri professionisti che condividono gli stessi valori.
La sua nuova vita si chiama Sator, che si occupa di asset management, private equity e real estate. Come va?
Sono molto soddisfatto. Stando fuori da certe logiche, abbiamo creato un'azienda che è stata valutata 250 milioni di euro. La filosofia comune delle diverse attività è investire, gestire e creare valore in aziende, con gli stessi principi che abbiamo sempre utilizzato. Abbiamo raggiunto gli obiettivi annunciati e collocato una quota del capitale, in un contesto di mercato molto difficile e senza il supporto di una parte del sistema, che anzi avrebbe preferito che non ce la facessimo.
Si riferisce sempre a Geronzi?
Sono certo che non è responsabile del mio marketing.
Quali sono gli investitori?
Molti fondi pensione, fondazioni e investitori professionali italiani e internazionali. Poi ci sono i soci, italiani e internazionali, che ci danno un supporto importante. Sono soddisfatto.
Le è stato proposto di entrare in Alitalia?
Sì, qualche mese fa mi è stata fatta una suggestione, nulla di più.
Dicono tutti che, per un imprenditore o una banca, entrare nella partita Alitalia sia un affare...
Tenuto conto che la nuova società non si accolla i debiti, può essere conveniente. Non è molto usuale separare il pregresso, ma dipende se la bad company sarà in grado di ripianarlo.
Il pregresso di Air One sono 600 milioni di debiti che invece si accolla la Newco. Un affare per Toto?
Siccome viene conferito anche l'attivo, se la valutazione è corretta non c'è nessun problema.
Lei ha guardato i conti di Air One, come sono?
Ricade nella vecchia regola sulle informazioni... quello che conta, per il bene del Paese, è il rilancio di Alitalia…
Lei conosce bene i mercati esteri, che differenza c'è tra noi e loro?
Diciamo così: il sistema estero cerca buoni investimenti, il sistema italiano cerca buoni affari. Mi spiego: l'investimento si ha quando c'è un rischio molto importante e i ritorni sono legati a un medio-lungo periodo, l'affare è subito conveniente con pochi rischi.
È perché abbiamo una generazione di imprenditori vecchia?
Io devo tutto a persone più anziane, penso a Cuccia, che non ha mai visto nei giovani una minaccia. In tutti i sistemi ci sono dei giovani che hanno ruoli di responsabilità e crescono sotto l'egida di persone con grande esperienza. Oggi invece c'è un forte antagonismo generazionale, che racchiude un concetto miope di preservazione del potere. Il potere di un grande vecchio è quello di creare una scuola, crescere validi professionisti che seguono tante strade diverse. Da noi quando le strade si dividono si usa la tecnica del discredito.
È forse per via di questa osmosi tra classe imprenditoriale e classe politica?
Direi che da noi eccelle il desiderio di compiacere la politica, o ai vari poteri, pensando di averne dei ritorni. Succede ovunque, ma altrove la referenza politica è confinata al suo livello di competenza. Quando diventa l'unico driver non ci sono più i requisiti necessari per crescere. Quello che manca in Italia, e vale tanto per i giovani quanto per i più anziani, è un concetto di accountability, ovvero quello che è successo negli ultimi anni viene dimenticato, si riparte sempre da zero.
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